Quel giorno di fine luglio guardavo con abbandono i mughi che sulle pendici dell'altopiano marcivano soffocati dalla cianoscora, un vero flagello delle conifere su cui già si sono spesi innumerevoli trattati e libri a non finire, e pensavo al mal di vivere, mentre i miei amici erano tutti scesi in paese, chi alla sagra di San Querimonio, chi al bordello. Mi sedetti su una panchina e vidi il simbolo dell'esistenza umana: una vaschetta di gelato abbandonata con una cicca spenta dentro, piena di cenere e formiche e alcune gocce di gelato al mango sciolto. Ecco, il breve ed inutile passaggio dell'Uomo sulla terra era quel rifiuto degradato. Mentre vi riflettevo, passò rombando un furgone scoperto carico di militari in licenza che, riconoscendomi, mi coprirono di ingiurie e cercarono ripetutamente di colpirmi con lattine di birra, alcune ancora piene.
Non hanno scrupoli. Non hanno pietà. Non hanno senso del pudore. Se nomi come Ramon Gutierrez, Joe Mannaia, Saverio Corleone, Frankie Johnsson Andersson non vi dicono niente è perché finora avete avuto la fortuna di non incrociare mai le Pistole di Flanella. Ma i bei sogni finiscono sempre. E pure male.
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