venerdì 26 ottobre 2012

L'autunno di sbieco 11

..anche io e Piega tirammo a sorte per capire con chi stare e per cosa combattere. Io avevo un nonno che aveva militato nell'esercito austroungarico nel 15-18 prima di sposare una donna dalmata di nome Ibra. Piega invece aveva sangue più italico nelle vene, i nonni paterni erano di Santa Maria Capua Vetere. In un primo momento volevamo ognuno stare dalla propria parte di derivazione ma poi una bella infemiera italiana di nome Giuditta ci fece capire subito per cosa dovevamo combattere...e cominciammo a raccogliere qualche flebo per costruire molotov artigiane.
L'ospedale si era traformato in un autentico campo di battaglia e il fumo e le grida di dolore avvolgevano i combattenti quando ecco che vidi in un angolo del corridoio il Dottor Ottobrunn chino piangente sul suo libro. Io e Piega lo prendemmo sottobraccio e approfittando di un montacarichi uscimmo dall'ospedale e chiamammo un taxi che ci prese su e ci condusse alla stazione dei treni.
Ci lasciammo così dietro di noi quel tremendo campo di battaglia.
Alla stazione il Dottor Ottobrunn finalmente smise di singhiozzare e,tenendo sempre il libro stretto tra le mani, guardandoci negli occhi ci disse : "venite ragazzi, vi offro un crodino e vi racconto una cosa...."

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