sabato 13 ottobre 2012

L'autunno di sbieco 10

Rimasi svenuto solo pochi secondi, perchè Piega mi riportò in me schiaffeggiandomi sonoramente. "Sveglia Natica!" evidentemente quel soprannome che credevo dimenticato era invece divenuto di dominio pubblico. "Qui fuori c'è pieno di caramba che sparano lacrimogeni! Mi sa che mi vogliono cavare la patente di nuovo!". Appena il tempo di dire quest'imbecillità ed ecco che udimmo la gracchiante voce di un megafono: "Sono il maresiallo Tomba! Ci sono più di zinquanta carabinieri atorno all'ospedale! Fate ussire Natica o prozederemo con un'incursione! E se mollo i miei uomini non li ferma più nesuno Dio bono!". Mi avvicinai con cautela alla finestra e vidi che il maresciallo Tomba era proprio Alberto Tomba.
"Quest'interferenza statale nei nostri affari interni è un terribile attacco alla nostra autonomia!" tuonò di risposta un megafono da una finestra dell'ospedale. "Se Roma vuole cercare di entrare a forza in un nostro ospedale se la vedrà con la guardia armata del Tirolo!" E da decine di finestre lì attorno uscirono lunghe canne di fucili, spingarde e cannoncini schutzen. Seguì un silenzio irreale, si udiva solo il vento che disperdeva il fumo dei lacrimogeni e lo faceva vorticare in mulinelli sollevando le foglie gialle e rosse dei tigli. Poi la voce di Tomba, tonante anche senza amplificatore: "All'attacco sensa nesuna pietà Dio bono!" e con urla selvagge decine di carabinieri sfondarono le porte del pronto soccorso ed irruppero nell'ospedale mentre scoppiavano i primi colpi della resistenza tirolese. Tutti nelle corsie e nelle camere si attivarono scegliendo al momento da che parte stare ed ebbe inizio un combattimento all'ultimo sangue con stampelle, flebo trasformate in molotov, materassi accumulati negli angoli per creare nidi di mitragliatrice... e tutti volevano mettere le mani su di me e sul mio libro!
(continua)

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