mercoledì 23 gennaio 2013

L'inverno del nostro scontento 1


Avevo camminato a lungo nella neve e ormai la pelliccia con cui avevo ricoperto i miei piedi non era più sufficiente a tenere lontano il freddo che mi mordeva le dita come miriadi di spilli. Per fortuna il mio viaggio era ormai concluso ed ero tornato dai miei fratelli all'abbazia. 
Già pregustavo il calore confortante della zuppa di cicerchie di Fra Cinghiale quando con disappunto sbattei il naso contro la porticina dell'ingresso laterale. Allora il fabbro non l'aveva ancora riparata, nonostante fossero già passate tre settimane dalla mia partenza e gli avevo lasciato istruzioni ben precise! Mi sarei visto costretto a riprenderlo aspramente alla prossima consegna della decima. Nel frattempo il pomeriggio si era fatto imbrunire ed il sole aveva cessato di dare il suo pur piccolo ontributo di calore e luce. Cominciavo a gelare. Venni preso da una rabbia cieca e iniziai a prendere a pugni e calci il portone bloccato, imprecando contro nostro Signore ed elencando le torture più crudeli a cui sarebbe stato sottoposto per l'eternità il fabbro. Fu solo dopo parecchi minuti di urla e di botte e spintoni al legno massiccio che Fra Trivulzio mi aprì...

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