mercoledì 24 giugno 2009

De humano labore et de iniusta retributione - Capitolo 2: L'ingiustificata retribuzione

Il nodo gordiano dell'intera faccenda è la retribuzione. Un certo marxismo strisciante, ma non per questo meno invasivo, sembra ormai aver trionfato e domina, con i suoi falsi dogmi e postulati, ogni discussione sull'argomento. La teoria della lotta di classe, del conflitto fra i proprietari dei mezzi di produzione e i lavoratori che sono costretti a vendere il proprio tempo, le proprie energie e capacità è ormai data per assodata anche dai suoi, a parole, detrattori. Chi si sognerebbe mai di mettere in dubbio che il lavoratore vada retribuito? Ci sono un'infinità di posizioni sulle modalità di questa retribuzione, sia essa basata sul monte ore dedicate a1 lavoro (salario a giornata) o sulla quantità di bene prodotto (cottimo) o addirittura una serie di pagamenti ulteriori senza un particolare motivo (tredicesima, straordinari e quante altre diavolerie catto-comuniste possono essere partorite da menti inquinate dalla menzogna). Quanta parte ha la propaganda comunista in questo gigantesco inganno? In questo mondo alla rovescia? La domanda che i curatori dei presente libello pongono è: PERCHE' il lavoro deve essere retribuito? Che gli sproloquiatori sindacali lo spieghino al mondo intero, una volta per tutte.

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