giovedì 25 giugno 2009

De humano labore et de iniusta retributione - Capitolo 3: Esempi di ingiusta retribuzione

Si pensi al bracciante agricolo, furbescamente utilizzato dai soliti sobillatori come simbolo della fatica fisica e dell'ingrata lotta contro le condizioni ambientali avverse... come non contrapporre a questa falsa immagine la gioia di alzarsi all'alba, prima del sole, di passare la vita a contatto con la natura, sotto il sole, la pioggia e la neve, proprio come bambini a una scampagnata. Per non parlare della possibilità di apprendere GRATIS tutta una serie di aneddoti, di racconti popolari, di imprecazioni e bestemmie che nessuno mai potrà mai utilizzare con la capacità proverbiale del bracciante agricolo. Si pensi all'impiegato, ora sotto i riflettori per queste pretese persecuzioni apocalittiche chiamate "mobbing". Non si capisce perché non dovremmo compiangere anche coloro che si iscrivono a corsi di yoga e meditazione per apprendere le tecniche del controllo e del rilassamento. Senza contare che l'ubbidienza incondizionata al capo ufficio, lungi dall'essere una continua umiliazione, è niente più che un alleggerimento dal peso della responsabilità e dall'imbarazzo della decisione. Si pensi ancora al tassista di Milano che si alza all'alba o, ancora meglio, passa tutta la notte fuori senza dover renderne conto alla moglie o ai famigliari, conosce continuamente persone diverse che salgono e scendono dal suo veicolo arricchendolo con una serie illimitata di racconti e di esperienze... senza voler citare il rapporto speciale che si instaura con le strade della sua città: noi che non abbiamo la fortuna di passare la vita incolonnati nel traffico possiamo solo averne una vaga e fumosa intuizione.

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