sabato 27 giugno 2009

De humano labore et de iniusta retributione - Capitolo 4: Del lavoro minorile

Vogliamo inoltre sancire, con quest'opera, una discontinuità fra il benpensante e politicamente corretto (ma ontologicamente fallace) sentimento in base al quale il lavoro minorile sarebbe deprecabile, iniquo. Bando alle ciance dei filosofucolo Rousseau, alle farneticazioni della quintilianea Institutio Oratoria, che costituisce un pleonasmo dell'educazione puramente scolastica del fanciullo, è da affermarsi che il lavoro, se applicato a grandi dosi sulle schiene ancora poco robuste di acerbi fanciulli e fanciulle, ha un effetto educativo senza pari. Il ragazzo, ancora perso nei marasmi dell'improduttiva fantasia della giovinezza e nella spensieratezza dell'irresponsabilità, si vedrà caricato di oberanti impegni e irrobustirà la sua persona fino a giungere all'età adulta già pronto a faticare cotidie per guadagnarsi un pezzo di pane. "Abbandonare il giocattolo per imbracciare il piccone": questo è il motto che crediamo dovrebbe animare gli intenti educativi dei genitori verso i loro figli. Distogliete i ragazzi dal giuoco, dal divertimento fine a sé stesso e per questo improduttivo. Costringeteli invece in miniera o in una fabbrica, imponete loro orari di lavoro non inferiori alle dieci ore giornaliere. Non fatevi impietosire dalle probabili lamentele che i minori esprimeranno nei vostri confronti: un vostro cedimento sarebbe un passo indietro per l'intera società.

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