sabato 6 ottobre 2012

L'autunno di sbieco 9

Ripresi i sensi solo molto tempo più tardi, anzi quasi cent'anni più tardi perchè mi risvegliai nel reparto di ortopedia dell'ospedale Santa Chiara di Trento e il calendario appeso alla parete recitava "Ottobre 2012". Piega era nel letto a fianco del mio e leggeva svogliatamente l'ultimo numero de "La sbandata" aspirando profondamente un sigaro cubano. Non si era accorto che avevo aperto gli occhi. Presi a ripercorrere con la memoria gli ultimi incredibili avvenimenti cercando di definire il limite fra sogno e realtà: Sarajevo era evidentemente il frutto del delirio seguito all'impatto con il suolo dopo il volo di tre piani, ma quel che era stato prima? Il dottor Ottobrunn, il libro della Verità, l'imperatore Francesco Giuseppe... cosa era realmente accaduto e cosa invece era una mera creazione mentale? Calde lacrime iniziarono a sgorgare lungo le mie guance per la disperazione e lo smarrimento. Poi mi voltai verso Piega e vidi che anche lui stava singhiozzando e fra un colpo e l'altro la cenere del sigaro gli cadeva sulle lenzuola e sul giornale.
Anche gli altri degenti della nostra stanza stavano piangendo senza ritegno, accesi la televisione e nei telegiornali e nelle pubblicità e nei programmi di intrattenimento pomeridiano per casalinghe e nei videoclip musicali tutti quanti erano in lacrime. Mi abbandonai sul cuscino e battei la testa contro qualcosa di rigido e spigoloso: era un grande volume rilegato in cuoio di almeno duecento anni. Sulla copertina c'era una donna che piangeva mentre affettava una grossa cipolla. Sulla prima pagina lessi un'annotazione che mi sconcertò: "Karl Ottobrunn, Natale 1814". Svenni.

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